giovedì 5 luglio 2012

Pronti. Via! (ovvero come cominciare a suonare a Messa)



Complice un esame di letteratura latina che proprio non mi riesce preparare (luglio non è un mese proverbialmente adatto allo studio) ho deciso di condividere coi miei 4/5 aficionados una riflessione post-prandiale di poco peso.
Il povero organista che capita in una parrocchia dove sull'altare a destra c'è il Messale e sulla sinistra il Capitale come può fare a convincere il compagno-presidente del soviet (alias parroco) a impiegare l'organo nella liturgia?
Anzitutto si scordi di parlare di gregoriano, polifonia e organo principe della musica sacra, magari citando i documenti conciliari: l'attenderebbero o un posto al cimitero o l'eterna sfiducia del compagno-presbitero.
Se il nostro povero amico organista volenteroso vuole prestare servizio, anzitutto, da bravo guerriero vietcong (sì, per sconfiggere un comunista ci vuole un comunista) osservi il territorio e i suoi abitatori con fare circospetto, senza dare nell'occhio. 
Nel 99% dei casi si troverà in un Santa Messa che di santo ha poco, ma sembra molto dis-messa. Canti insulsi a ogni piè sospinto, abusi fatti a cuor leggero e clima da centro commerciale. Per esempio, sicuramente, vedrà e sentirà cantare "alla pace", ma non durante l'Agnus Dei.
O uno si mette le mani nei capelli fugge di chiesa urlando o resiste. Il Nostro è un sano vietcong, per cui resta a combattere la dura battaglia.
Dov'è il punto debole della Grande Muraglia Progressista? Il canto del salmo. 
Tutti, e dico tutti, anche fra i peggiori teorici del progressismo programmatico, sono concordi nel sottolineare come anzitutto il salmo trovi il suo compimento nell'esecuzione cantata: se non  è possibile cantarlo tutto, è raccomandato almeno il canto del responsorio.
 Quasi tutti usano il foglietto "La Domenica", su cui vi sono riportate note e accordi, pure per la chitarra, del responsorio. Eppure non si sente mai una nota. La domanda allora sorge spontanea: perché, allora, di solito non vien suonato? Perché gli strimpellatori di turno non sanno minimamente come fa la melodia in quanto non sono in grado di legger le note, e quindi per fare quel piccolo responsorio che un organista esegue anche a prima vista lo strimpellatore dovrebbe impiegare molto tempo (rintracciare la melodia, magari su web, impararla, fare l'accompagnamento, e rimparare la melodia ché tanto stona). E se pure una simile fatica si fa per Pasqua e Natale, per le altre domeniche il gentil musico fa il gesto dell'ombrello al parroco e al salmo cantato.
Ecco allora che si apre un varco per il nostro organista guerriero: offrirsi per eseguire almeno il salmo. Non si abbia l'ardire di proporre di suonarlo tutto; no, si parta solo col responsorio. Si abbia cura di usare registri morbidi, delicati, di modo da non coprire il popolo che ripete il responsorio (altrimenti il prete rompe, dice che l'organo fa casino e mette fine a tutto).
Ok, non è il massimo della vita suonare 5 secondi e basta, ma tra 0 e 5 di questi benedetti secondi passa la differenza fra il deserto e l'oasi. Il prete poi vi chiederà di fare tutto il salmo. E poi, magari, chi suona (se non è  un cretino pieno di pregiudizi) si avvicinerà e vi chiederà di fare qualcosa, magari di fare il canto finale (tanto non lo canta nessuno...) e così via.
Quello che importa è la presenza, farsi vedere: finché ci sarà un organo che suona ci sarà la possibilità che niente vada perduto. Magari a qualcuno, infatti, l'organo potrebbe piacere e andare dal parroco a chiedere che venga usato di più, magari dal parroco si presenta più di uno di questi sig. Qualcuno. Magari, magari, magari...sì, forse sono troppi, ma bisogna esser positivi: seminiamo per raccogliere. E la nostra semenza è buona.

P.S. Tra non molto tempo affronterò una questione anticipata tempo addietro già qui, su questo blog. Anticipazione: il corale, ecumensimo e pragmatismo d'arte per la Messa.

lunedì 2 luglio 2012

L'assurda mutazione genetica dell'Offertorio

E' da tempo che, ogniqualvolta devo scegliere un Offertorio, mi si para di fronte un dilemma: la diversità tra Offertorio pre- e Offertorio post-conciliare affonda le sue radici in qualche profonda e degnissima ragione teologica o è dovuta al fattore "idiozia umana"?
Ho controllato in Sacrosanctum Concilium e in Musicam Sacram. Sembra proprio che, ancora una volta, ci troviamo dinanzi a un monstrum partorito da un'interpretazione fantasiosa dei dettami conciliari.

Qual è, dunque, questa differenza suddetta? L'innegabile tristezza/mestizia dell'Offertorio attuale. Al 90%, infatti, vengon intonati canti dal sapore triste o quuantomeno palloso.
Eppure il momento non è tale,anzi.
L'Offertorio è tout court la cosiddetta "Preparazione dei doni", ossia "all'inizio della Liturgia eucaristica si portano all'altare i doni, che diventeranno il Corpo e il Sangue di Cristo." (OGMR n. 73). come si può, dunque, esser tristi o mesti dinanzi all'offerta? bah, io non lo so.E infatti, se prendete un qualsiasi offertorio pre-conciliare, la gioia che esso sprizza è manifesta pure ai sordi: talvolta c'è così tanto brio che è persino imbarazzante.

Due esempi.


un classico per ogni organista italiano; la gioia che sprizza è misurata e pacata, ma comunque ben percepibile sin dalla battuta d'inizio;


Non fa piangere, ok. Ma l'incipit è tristissimo e l'andamento è mesto. C'è tutto fuorché gioia. Specie nelle versioni parrocchiali.

Parlano tanto di esser gioiosi, ma quando si tratta di esserlo per davvero sono così rincoglioniti da non capirlo. 

Prima sfida dell'organista liturgico: eliminare la tristezza dall'Offertorio. Non garantisco il paradiso, ma la coerenza liturgica sì.