lunedì 1 ottobre 2012

La posizione dell'organo (Parte 4a)

Ebbene, alla luce del percorso storico, direi che la posizione della CEI è giusta e sbagliata al contempo: 500 anni di storia non si cancellano se si è intelligenti e, quindi, tarpare le ali ad altre collocazioni da quella indicata è sciocco, non fosse altro per il noto (cioè noto ai lettori di questo lungo argomento) che bisogna regolarsi in base alle caratteristiche di ogni singola chiesa; tuttavia la posizione è giusta perché non ci si inventa nulla di sana piana ma si parla di una collocazione del coro nel DNA della liturgia latina.
Ebbene, da una CEI che aborrisce le balaustre, non posso aspettarmi uno sdoganamento dello jubé (per quanto ci sarebbe da lavorarci, perché l'idea non è malvagia se pensata in chiave moderna), ma posso attendermi un atteggiamento aperto: col rientro di diversi anglicani nella Chiesa Cattolica, il patrimonio culturale anglicano, volente o nolente, è entrato nella nostra Chiesa; per di più questo patrimonio non era nemmeno loro, ma nostro e conservato presso di loro! In buona sostanza, invece che vedere i cori a lato della navata o nascosti nel transetto, credo che sarebbe meglio porli nelle prime file, quasi a costituire un "coro" simile a quello di Santa Maria in Cosmedin privo dei parapetti. Allora sì che si evidenzierebbe la funzione del coro, un trait-d'union fra sacerdote e popolo, fra spazio sacro e navata. 
C'è solo un rischio: le spalle dei cantori date ai fedeli nella navata. Se proprio qualcuno ha gli attacchi di cuore a una simile vista, si potrebbe ruotare i cantori di 90° e farli disporre con la schiena alla parete (vedi filmato di Westminster postato nella parte terza del thread). 
A tutto ciò si aggiunga che rimane ancora valida l'edificazione di cantorie facilmente accessibili e prive di grate, da costruirsi dove il suono possa meglio propagarsi. Del resto, non è una cantoria a svilire il ruolo del cantore, ma gli insulsi canti che sono patrocinati da chi scrive i documenti-capestro riportati (e non faccio riferimento al Magistero).


Se tutto questo riguarda la schola, dove mettiamo l'organo? La risposta è stata già detta e ridetta: dove suona meglio. C'è un piccolo dettaglio: la CEI parla di preferire l'organo meccanico. Ebbene, a meno di non fare improbabili catenacciature del tipo di Sant'Alessandro a Bergamo, il corpo d'organo non può stare dove sta il coro se rischia di produrre un suono percepito poi in maniera disomogenea. Per quanto io stesso abbia suggerito già di preferire un organo meccanico a uno a trasmissione elettrica o digitale, tuttavia non me la sento di imporre dogmi che lasciano il tempo che trovano. L'organo è uno strumento, deve funzionare: il resto son chiacchiere. Visti i progressi della tecnica, non bisogna aver paura ad acquistare uno strumento a canne (e non un cesso digitale) a trasmissione non meccanica: l'organo, però, sia di una ditta affidabile e seria, perché uno strumento simile ha problemi potenzialmente più gravi del meccanico.

La posizione dell'organo (Parte 3a)

All'inizio di questa terza parte reputo necessario fare un riassunto delle "puntate precedenti" per illuminare quanto abbiamo percorso e quanto dobbiamo ancora percorrere.

-Partendo dalla lettura di Tannoia abbiamo riflettuto sulla giusta posizione dell'organo: siamo arrivati alla conclusione che ciò non si può stabilire a priori sulla carta ma si deve operare una scelta in base alle caratteristiche di ogni singolo caso.
-Abbiamo visto che il Magistero non dà indicazioni puntuali e la CEI, invece, sì; abbiamo avuto modo di vedere come le interpretazioni della CEI siano arbitrarie, manchino di senso pratico (perché si scontrano con quanto detto già per Tannoia) e siano una lettura opinabile dei documenti conciliari e magisteriali. 
-Ciononostante, è possibile leggere il diktat CEI come un recupero dell'originale posizione del coro; rimane però da specificare se si tratta di archeologismo e se siamo in grado di stabilire con certezza la storia della collocazione del coro.

Premetto che non mi è riuscito trovare un'opera specifica sull'argomento, per cui la ricostruzione che do è passibile d'errore e di correzione; di conseguenza, ciò che andrò a scrivere si colloca più sul campo della probabilità che dell'oggettività. Chiedo scusa sin da ora.
Per quel che ho potuto vedere, fin dall'inizio il coro s'è posto fra assemblea e presbiterio, nelle forme codificate dalla disposizione interna delle chiese bizantine, come possiamo vedere qui sotto:


Si veda il n. 14: lì infatti è il "coro" bizantino, ossia il luogo dove vengono intonati i canti dai consacrati (con gli ordini minori).
Successivamente siamo passati a una situazione in cui il coro, formato da consacrati, è stato distinto dal resto della navata: si veda l'esempio di Santa Maria in Cosmedin a Roma.



Dalle immagini (e se non vedete bene, vi invito a cercare su WikiCommons) si vede che il coro ora sta non più ai lati, ma al centro della navata, separato dal resto della navata da un recinto che però non ostruisce la vista come l'iconostasi o la pergula (quest'ultimo divisorio è quello più tipicamente occidentale, presente -come vedete- in Santa Maria in Cosmedin e nella Sistina, giusto per citare un esempio noto a tutti).
Successivamente, il coro è stato avvertito come spazio continuo con l'abside soprattutto perché sede dei consacrati: ecco che l'iconostasi/pergula non delimita più lo spazio del Santuario in senso stretto (utilizzo la terminologia bizantina) ma quello dei consacrati, pertanto si sposta e ingloba il coro al suo interno, separandolo definitivamente dalla navata; da questa pergula spostata nascerà lo jubé.



Bisogna specificare che ormai il termine "coro" risulta ambiguo: la schola cantorum, infatti, si collocava oramai sullo stesso jubé (che da semplice pergula divenne vera e propria cantoria, talvolta con dimensioni quasi da piattaforma, che poteva pure costituire un monumentale ambone), tanto che in spagnolo lo si chiama coro alto; e quello che ora si definisce "coro" è l'insieme dei sacerdoti, che nelle cattedrali o nelle chiese più importanti è il il cosiddetto coro dei canonici. 
Con il Concilio di Trento è rimasta sì la distinzione fisica -affidata a elementi architettonici- fra navata e presbiterio (notare che nel presbiterio, da questo momento in poi, rientra pure il coro) ma, in nome di una maggior visibilità dei riti, le pergule e gli jubé sono sostituite dalle balaustre (anche se sopravvivono eccezioni, e  una di queste è proprio nel cuore della cristianità, ossia nella Cappella Sistina). 
Chi, invece, ha mantenuto questo elemento -anzi, nell'800 è tornato a fiorire- è la Chiesa Anglicana, che lo chiama rood screen (inserisco il link perché la voce inglese di Wikipedia è interessante anche per quanto riguarda la genesi dell'elemento e il confronto con la situazione tridentina). Nelle celebrazioni che si tengono nelle chiese anglicane munite o di jubé o di rood screen il coro prende posto al di là di esso.




E nel mondo cattolico? Non ho conoscenza di un documento preciso che indichi dove debba collocarsi il coro, però possiamo ragionare partendo da una foto della chiesa-simbolo della Controriforma, la Chiesa del Gesù a Roma.

La foto fa riferimento all'organo di sinistra, ma la situazione è speculare a quella che si trova a destra. Notiamo che l'organo è sospeso su una cantoria fuori del presbiterio e che una piccola cantoria si trova aggettante sull'abside. Dalle informazione che posseggo, so per certo che la piccola cantoria era riservata ai coristi: sembra che questa disposizione sia nata nelle chiese che servivano i monasteri di clausura per far sì che le monache partecipassero alla liturgia e al canto senza esser viste. Le cantorie non sono nuove, del resto: nascono a seguito di un'esigenza molto umana, far sentire la voce a tutti; mancando i microfoni, l'unico sistema è portare in alto chi canta. Per lo stesso motivo venivano erette piattaforme lignee al pari delle cantorie quando si chiamava a cantare un discreto numero di cantori in occasioni delle solennità (so della fondatezza di questa opzione almeno per l'Annunziata di Firenze).
Ciononostante, la schola si collocherà ovunque, senza una regola fissa ed è così che la ritroviamo fino ai documenti della CEI.

Poiché il post è ricco di immagine e abbastanza "carico" rimando le conclusioni finali ad un quarto (e spero ultimo) post.