martedì 15 marzo 2011

Una modesta proposta

Sulla scorta di quanto leggevo a giro nella rete (ebbene sì, purtroppo mi sono imbattuto in un articoletto/accio di Mons. Parisi, Sua Musicalità Pontificia) mi son venute in mente un po' di idee. Provo ora a buttarne giù qualcuna.
Anzitutto il prelato si dispiaceva che allo stato attuale non ci sia chiarezza sul repertorio di canti all'interno della liturgia. Prima del Concilio VII tutto era più chiaro -lo afferma lui!- e i canti, per quanto diversi nella melodia, conservavano un'unità di testo comprensibile ovunque giacché la Chiesa usava il latino come lingua universale.
Ora che viviamo l'epoca della Babele liturgico-musicale le cose non possono più tornare se ci basiamo sui tempi andati (andati, ma tanto ritornano). E così han goduto qualche decennio fa nello smantellare l'intero patrimonio musicale cattolico, forgiato dalle mani della fede e dell'abilità di numerosi uomini.
I sapientoni sperimentalisti dello "spirito del concilio" -forse facevano riferimento a quello spirito che si eran bevuti per dire certe corbellerie- si son ammanettati con le loro stesse mani; nello sforzo di buttare giù a colpi di bulldozer e dinamite qualsiasi cosa fosse nata prima del Concilio si son dimenticati di tener fede alla grande volontà che li animava: far nascere, dal concilio stesso, una Chiesa che potesse accogliere (o essere accolta?) dai "fratelli separati" -alias, i riformati/protestanti. Ebbene, i mononeurofori hanno detto una cosa e ne hanno fatta un'altra.
Ok, i protestanti sono dottrinalmente eretici, però non sono stupidi! E' dal '500 che sfornano bella e sana musica cristiana protestante. Loro si son fatti una traduzione, l'hanno tenuta fissa per un bel po' e sopra ci hanno fatto dei signori canti. Diciamo che hanno tradotto l'idea della Chiesa -tridentina- di avere stessi inni con melodie variabili. Noi però siamo più fichi dei cari "fratelli separati", noi "lo famo strano": non abbiamo più gli inni, abbiamo canzonette da asilo nido con melodie deficienti e peraltro variabili. A noi piace assai che la gente non sappia cantare un'acca se cambia parrocchia, perchè, in fin dei conti, il chitarrista/menestrello di turno (poveraccio, il più delle volte è vittima del cattivo gusto del prete) se la riadatta, cambia il ritmo, salta strofe...
In attesa che ritorni il Papa Re con tutta la Corte Pontificia (ah, i bei vecchi tempi!) facciamo una cosa sana: guardiamo chi ha fatto le rivoluzioni prima di noi. I fratelloni protestanti avranno fatto anche loro qualche cavolata di melodia, ma hanno un vantaggio di cinquecento anni rispetto a noi in fatto di distruzione e ricostruzione di un patrimonio. Loro hanno ricostruito, noi abbiamo tirato su baracche giusto per passare la notte (metafora tutta da inserire in contesto musicale, ma se volete anche no!). Non serve tradurre i corali di Bach perché:
1) nonno Giovan Sebastiano non se lo merita, aveva composto in tedesco e la melodia che gli è nata è frutto dell'influenza di quelle precise parole tedesche che ritroviamo nei suoi lavori;
2) i nostri traduttori fanno schifo, lo sanno e quindi riadattano i testi (sfido a dire il contrario, guardatevi come caspita hanno "tradotto" a maiali Adeste, fideles).

Quindi, propongo che nell'interregno, in questa fase di mortorio liturgico-spirituale, i più dotati compositori tornino a scrivere accordandosi su un unico testo. Sarebbe l'ora che la CEI facesse il suo lavoro: proporre una versione ufficiale della Bibbia duratura (c'è già, lo so, ma voi siete così sicuri che fra dieci anni non la riaggiornino?), dire chiaramente che la direzione musical-liturgica deve essere quella sopraddetta e non rompere le tasche mettendo nel mezzo qualche religioso che conosce le note ("perché lui conosce la musica, eh già!"); i religiosi italiani competenti in fatto di musica si contano su una mano e quelli che non siano imbevuti dagli ideali dello "spirito del concilio" (il mitico Poltergeist) forse saranno in vita ancora per pochi anni.

Un esempio di cosa fatta bene:



Una cosa orribile (fatta intorno a un fuoco no, ma in chiesa sì):


N.B.
Non so come mai quest'articolo era sparito dal blog, per cui il link a Pronti. Via! non si apriva. Ho deciso di non intervenire su quanto scritto: quel che ho detto, ho detto.