lunedì 28 gennaio 2013

Le percussioni nella liturgia


E' lecito suonare i bonghi? Possiamo utilizzare i timpani? Le grancasse sono vietate? Queste sono alcune domande che abbiamo sentito o potremmo sentire. Possiamo subito abbozzare una risposta sommaria: in linea generale, non è possibile suonare le percussioni all'interno della liturgia. Il perché è rintracciabile su due piani: a livello normativo e a livello liturgico, dove -logicamente- il secondo determina e fonda il primo. Partiamo proprio dall'aspetto legale della faccenda. Torno a citare la "trinità": Sacrosanctum ConciliumMusicam sacram e Inter sollicitudines (citerò il Motu proprio di San Pio X solo da ultimo, infatti la legge successiva ha sì accolto le linee generali ma ha riveduto parzialmente alcune disposizione specifiche).

Sacrosanctum Concilium, §120:
Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti. Altri strumenti, poi, si possono ammettere nel culto divino, a giudizio e con il consenso della competente autorità ecclesiastica territoriale, a norma degli articoli 22-2, 37 e 40, purché siano adatti all'uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente l'edificazione dei fedeli.

Musicam sacram, §63:
Nel permettere l’uso degli strumenti musicali e nella loro utilizzazione si deve tener conto dell’indole e delle tradizioni dei singoli popoli. Tuttavia gli strumenti che, secondo il giudizio e l’uso comune, sono propri della musica profana, siano tenuti completamente al di fuori di ogni azione liturgica e dai pii e sacri esercizi. Tutti gli strumenti musicali, ammessi al culto divino, si usino in modo da rispondere alle esigenze dell’azione sacra e servire al decoro del culto divino e alla edificazione dei fedeli.


Analizzando i documenti in vista della pubblicazione di quest'articolo, mi sono imbattuto in questo apparente impasse, ossia la contraddizione fra i documenti citati nei punti da me sottolineati. Ebbene, visto che il primo documento -per quanto autorevole- è del '62 e traccia a grandi linee cosa rimarrà e cosa andrà riformato, mentre il secondo è del '67 e parla in modo specifico della musica sacra (ossia di quello che ci interessa), possiamo dire con sicurezza che, stante l'autorevole indicazione della Congregazione dei Riti (Musicam sacram), è fatto divieto assoluto usare strumenti propri della musica profana all'interno di ogni azione liturgica e dei pii esercizi.
Beh, potevamo notare che questa direzione era chiara pure alla mente di San Pio X, quando -all'interno del suo motu proprio- si esprime così:

5. La Chiesa ha sempre riconosciuto e favorito il progresso delle arti, ammettendo a servizio del culto tutto ciò che il genio ha saputo trovare di buono e di bello nel corso dei secoli, salve però sempre le leggi liturgiche. Per conseguenza la musica più moderna è pure ammessa in chiesa, offrendo anch’essa composizioni di tale bontà, serietà e gravità, che non sono per nulla indegne delle funzioni liturgiche.

Nondimeno, siccome la musica moderna è sorta precipuamente a servigio profano, si dovrà attendere con maggior cura, perché le composizioni musicali di stile moderno, che si ammettono in chiesa, nulla contengano di profano, non abbiano reminiscenze di motivi adoperati in teatro, e non siano foggiate neppure nelle loro forme esterne sull’andamento dei pezzi profani.

Ed è proprio per questo che papa Sarto, più oltre, fornirà una norma categorica:

19. È proibito in chiesa l’uso del pianoforte, come pure quello degli strumenti fragorosi o leggeri, quali sono il tamburo, la grancassa, i piatti, i campanelli e simili.

20. È rigorosamente proibito alle cosiddette bande musicali di suonare in chiesa; e solo in qualche caso speciale, posto il consenso dell’Ordinario, sarà permesso di ammettere una scelta limitata, giudiziosa e proporzionata all’ambiente, di strumenti a fiato, purché la composizione e l’accompagnamento da eseguirsi sia scritto in stile grave, conveniente e simile in tutto a quello proprio dell’organo.


Anche se l'ho già scritto, conviene che mi ripeta. L'unico strumento riconosciuto come liturgico in senso stretto è l'organo (e questo ce lo dice pure la laicissima storia della musica). Pio X, pertanto, volendo ritornare a mettere al centro della musica suonata in chiesa la liturgia, sfronda la musica allora "sacra" di tutto ciò che non fosse liturgico e sacro. In quest'ottica, è permesso tutto ciò che maggiormente aderisce all'organo. Ecco perché vengono banditi strumenti come il pianoforte e tamburo e grancassa, perché non sono strumenti nati per la liturgia.
Come scritto all'inizio, c'è però da considerare se la legge particolare emanata da Pio X sia abolita o meno. In linea generale, tutti i pontefici successivi non hanno lasciato traccia, nel loro Magistero, di una conferma esplicita dei singoli divieti. Nel merito sono intervenuti Pio XII, Paolo VI, Giovanni Paolo II (cito soltanto quelli che hanno lasciato documenti celebri per la normazione della musica sacra), eppure nessuno, nel citare papa Sarto, ha detto esplicitamente di riconfermarne i divieti, tutti si sono limitati a riconfermarne -invece- l'analisi. Quindi, qualche divieto è considerato decaduto. Faccio un esempio chiaro: il pianoforte è oramai permesso. Nella percezione attuale,  questo strumento non è più associato all'immagine di donnine svestite che cantano alla rivista, ma ha assunto un ruolo nobile nell'immaginario comune, è considerato anzitutto come strumento serio. Ergo, per quanto sia "profano" non lo è nel significato di "popolare" ed è per questo che sono sempre di più i cori che, in chiesa, si fanno accompagnare da un pianista. Certo, avrà avuto il suo peso pure il mondo protestante: negli ultimi anni è la norma trovare organo e pianoforte all'interno delle chiese riformate, specie in quelle evangeliche (ma dobbiamo ricordare che lì è entrato il pianoforte proprio perché strumento simbolo dell'accompagnamento al canto profano!). Comunque sia, io per prudenza continuo a ritenere validi i divieti di San Pio X, in attesa di pronunciamenti ufficiali.
Se, però, non esistesse un divieto esplicito circa le percussioni all'interno della liturgia, dovremmo comunque esser noi a trarre comunque la conclusione che non è permesso un loro uso durante le azioni sacre (e qui siamo all'aspetto liturgico dell'affaire). Gli strumenti, come scritto nei documenti citati, devono sostenere il canto dei fedeli altrimenti non servono a nulla. Un tamburo, un bongo, un putipù come sostiene il canto? non può farlo. A livello tecnico, sostenere il canto vuol dire fornire note (o la melodia del canto o un accompagnamento armonico tale da sostenere la melodia) e ritmo. Un qualsiasi strumento, quando suona, fornisce entrambi gli elementi . Ciò non avviene per le percussioni, poiché non riescono a produrre un accompagnamento armonico tale da sostenere il canto (al limite viene data la fondamentale, ma in maniera così grave e secca che il suono percepito è quello di un generico boato, quindi di gran lunga vicino al rumore). E uno strumento che fornisce solo ritmo non fa musica: pensate a martello che batte in maniera costante -ritmica-; direte che fa musica o rumore? Persino la tecnica, quindi, conferma il fatto che le percussioni non siano in grado di sostenere il canto.
Alla luce di quanto detto possiamo concludere che è vietato suonare le percussioni durante la liturgia, tuttavia c'è l'eccezione che conferma la regola: l'orchestra. L'orchestra,infatti, prevede al proprio interno le percussioni e sarebbe impensabile senza. Ma l'orchestra non è "profana"? Non del tutto: la storia ci insegna che formazioni strumentali simili alle moderne orchestre sono sempre state presenti -fin dall'età moderna- nei riti celebrati con maggior sfarzo del solito e, pure ai giorni nostri, la natura semi-sacra dell'orchestra è confermata dal suo utilizzo da parte di Mons. Frisina (utilizzo che è stato ben visibile durante il pontificato di Giovanni Paolo II); la stessa celeberrima Messa da Requiem di Mozart è composta per orchestra (con l'eventuale utilizzo dell'organo).  Nei casi in cui, allora, suoni un'orchestra, ovviamente il divieto alle percussioni decade, anche perché le formazioni orchestrali non sono da vedersi come un insieme di più strumenti, ma un unico strumento formato da numerosi strumenti.
Una nota in chiusura di articolo. Potremmo sentirci obiettare "Ma in Africa il tamburo viene suonato a Messa". Allora, tagliamo la testa al toro: nella tradizione dei riti latini non esiste una percussione legata prevalentemente all'uso liturgico (a parte la campana), da altre parti esiste (non so se pure nei riti orientali). Tuttavia, noi siamo in Italia e dobbiamo pensare alla nostra tradizione musicale, non alle tradizioni degli altri (a casa loro si farà come è costume loro, a casa nostra facciamo come è costume nostro...altrimenti dov'è il bello della diversità?). A tal proposito mi espressi già nel lontano 2010 con quest'articolo (Ripartire dall'inizio): non scrissi una sciocchezza, perché proprio lo scorso novembre (2012) così si esprimeva il Pontefice regnante ai partecipanti all'incontro promosso dall'Associazione Italiana Santa Cecilia:

Il secondo aspetto che propongo alla vostra riflessione è il rapporto tra il canto sacro e la nuova evangelizzazione. La Costituzione conciliare sulla liturgia ricorda l’importanza della musica sacra nella missione ad gentes ed esorta a valorizzare le tradizioni musicali dei popoli (cfr n. 119). Ma anche proprio nei Paesi di antica evangelizzazione, come l’Italia, la musica sacra - con la sua grande tradizione che è propria, che è cultura nostra, occidentale - può avere e di fatto ha un compito rilevante, per favorire la riscoperta di Dio, un rinnovato accostamento al messaggio cristiano e ai misteri della fede. (link)

Ossia: se bisogna guardare alle tradizioni dei popoli, cominciamo pure noi a farlo nei confronti della nostra, non foss'altro perché siamo anche noi terra di missioni di evangelizzazione. Sinceramente, quando lessi il discorso, quasi cascai dalla sedia: non solo avevo scritto cose che avrebbe detto il Papa in persona, ma lo feci due anni prima di lui, senza che nessuno mi dicesse nulla (speriamo che sia stato, invece, un suggeritore: lo Spirito Santo).

Finita la disquisizione, vi saluto e vi aspetto ancora su questa piazza virtuale.

P.S. Ho ricevuto mail e commenti che mi hanno fatto molto piacere, tuttavia ho dato spazio pure a chi è caduto nel turpiloquio, ma non credo che sarò così indulgente le prossime volte con chi ricorre all'offesa gratuita. A tutti gli altri, invece, rivolgo i miei ringraziamenti e dico di pazientare: purtroppo sono molto impegnato e spesso non riesco a rispondere a tempo a mail e commenti.
Un saluto.