domenica 30 maggio 2010

Ripartire dall'inizio (atto II)

Rileggendo il precedente post, mi è sembrato che l'argomento sia stato impostato bene ma affrontato peggio. Manca un approfondimento dei punti 2 e 3 della "Sacrocanctum Concilium".
Al punto 2) si caldeggia, nella Chiesa latina, il primato dell'organo a canne, tuttavia si ammette anche l'utilizzo di altri strumenti "purché siano adatti all'uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente l'edificazione dei fedeli".M a che significa l'espressione direttamente citata dal testo? O nulla o qualcosa che stride col senso comune di musica di chiesa. Se ammettessimo la prima opzione, peccheremmo di presunzione: ogni singola parola di questo documento è stata frutto di accese discussioni e molto sudore. Quindi, bisogna ammettere la giustezza della seconda possibilità: i Padri Conciliari pensavano che non tutti gli strumenti fossero adatti!

Appurato questo fatto dobbiamo interrogarci su quali strumenti siano inadatti. Il Concilio fu ben attento a non stilare un lista di "strumenti proibiti": ogni epoca, infatti, uccide strumenti e ne produce di nuovi. Purtroppo, lo stesso Concilio, in queste poche parole, risulta un po' troppo generico per chi volesse seriamente applicarne i dettami e allora l'unica pietra di paragone diviene il gusto del sacerdote. Perchè la chitarra dovrebbe essere meno adatta dell'organo? Perchè non potrebbe esser suonato il tamburello?
A mio modestissimo avviso non possiamo risolvere il problema basandosi solo su queste magre parole. Ciò che è dato per scontato, infatti, è stato dimenticato e ora bisogna tentare di ritrovarlo.

Alla base di questo articolo della Costituzione Conciliare v'è la cosiddetta "riforma ceciliana" - della quale parlerò meglio in seguito - nata molto tempo prima del Concilio medesimo. E' solo se facciamo riferimento ai dettami di questa "riforma" che, allora, possiamo comprendere e attuare quanto sopra prescritto.
Questo movimento di rinnovamento musicale voleva riportare la polifonia rinascimentale ed il gregoriano nuovamente in chiesa e voleva, al contempo, che l'assemblea partecipasse col canto, in risposta a due secoli di musica operistica padrona della Santa Messa, un genere che, per sua natura, estrometteva i fedeli e faceva pensare al "mondo" piuttosto che al "cielo".

Se facciamo il paragone con la situazione odierna, scopriamo che anche noi dobbiamo attuare tale riforma: la musica operistica un tempo, infatti, rappresentava la musica mondana, quella del divertimento serale, dei momenti di ritrovo, e tale è la natura prevalente della musica che viene eseguita, oggigiorno, nei luoghi sacri. Quello che manca è una musica che non sia mondana, una musica che vive solo nell'ambito della chiesa. Un genere del genere rappresenta un isolamento non dal mondo, ma dal "mondo", ossia tutte quelle passioni che dovrebbero fermarsi sul sagrato del luogo sacro.

Vedo che anche questo post risulta piuttosto lungo, per questo motivo rimando un più serio esame del punto 3) del documento conciliare ad altro tempo.

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