lunedì 8 agosto 2011

Tenebrae factae sunt

Sì, proprio così: "si fecero le tenebre"! Beh, lo riconosco pure io che non è il miglior modo per tornare a scrivere dopo quattro settimane, però effettivamente è quello che presagisco e vedo formarsi intorno a me. Mi spiego meglio.
Pochi giorni fa il mio parroco, raggiante in volto, mi informa che forse a settembre partirà un corso per "animatore musicale": chi "conseguirà" tale titolo sarà il responsabile parrocchiale della musica. Il ruolo di capoccia gli deriverebbe dall'aver frequentato un corso che prevede formazione musicale e liturgica. Ho sorriso perché volevo piangere: allo stato attuale, infatti, non posso permettermi né di frequentare un ulteriore corso per mancanza di tempo né di spendere altri soldi per scarsità di pecunia. Ma non solo.
Anzitutto non contemplo, all'interno della parrocchia, altra figura di "comando" che non sia il parroco; aggiungo, poi, che schifo e detesto tutti quei laici che, per mistero clericale, diventano piccoli ras parrocchiali. Se il mio parroco ha abolito la figura del sagrestano perché s'è reso conto che è un tipo di personaggio che si atteggia a antipapa (in questo caso anti-parroco), perché io dovrei sottostare ai voleri di un perfetto Sig. Nessuno?
La risposta è sempre lì: suoni per servizio. Purtroppo molte volte ho l'impressione che non ci sia la parità fra i servi, ma uno strano regime: tutti si proclamano eguali, poi però c'è sempre qualcuno che comanda e ti guida dove vuole lui e, se non fai così, quello che passa per individualista e polemico sei sempre te. Altro mistero parrocchiale!
Va be'! Proviamo a pensare che il futuro Capo-musico sia una persona "a modino". Cos'altro potrebbe rovinare l'idillio di una così perfetta-perfettissima figura? Lo scarto fra idea e azione! Anch'io, appena cominciai a suonare alla Messa, avevo tante belle idee, poi però mi trovai a scontrarmi con quelle numerose e piccole difficoltà che,nell'insieme, costituiscono un ostacolo quasi insormontabile. Non voglio dubitare della competenza del Capoccia - figuriamoci! - ma della sua competenza. Infatti, nella mia parrocchia siamo in tre a prenderci cura della musica: due ragazze suonano la chitarra, io l'organo. Se una delle due diventasse il Capoccia, non sarebbe un problema: anche loro si sono rese conto che organo e chitarre sono due mondi a parte e non possiamo fare i medesimi discorsi; ma se un altro fosse il Capo-musico, allora ci troveremmo in seria difficoltà: molti infatti fanno die bei discorsi ma non hanno esperienza. Ecco perché dubito di questa figura.
Arricchisco il piatto della discussione con un ulteriore elemento: la formazione musicale. Se parliamo di musica, come effettivamente stiamo facendo, non è da trascura la formazione musicale. E' qui, forse, che si annida la maggior difficoltà nell'istituire la figura del cosiddetto "animatore musicale". I corsi che si fanno a livello diocesano, infatti, perlopiù non sono di elevata qualità. Questa verità è manifesta a tutti coloro che si intendono di musica e, molte volte, alle stesse diocesi. Purtroppo gli insegnanti sono religiosi scarsamente formati ma imbevuti dell "spirito del Concilio" - ritorno a dire che forse è stato confuso lo Spirito con lo spirito - oppure musicisti esclusi dai conservatori e che, proprio per questo, godono di non chiara fama. Certo è che l'esclusione dal mondo accademico non necessariamente è indizio di bassa statura musicale: è noto che ogni ambiente tende a rafforzare i propri legami interni rampognando gli esclusi. A che mira, dunque, riportare la malevola diceria? A mostrare come si stia sempre più creando una frattura in seno agli organisti: a breve, temo, arriveremo a un vero scontro fra organisti diocesani e organisti accademici. Già ora i primi accusano i secondi di non aver sufficiente formazione liturgica e di essere altro rispetto all'organista di chiesa; i secondi, a loro volta, giudicano insufficiente - se non mancante - la formazione musicale dei primi e la tecnica esecutoria.
Proviamo, allora, ad analizzare questo reciproco scambio di accuse, a costo di andare fuori tema.
L'insufficiente formazione liturgica - con questo termine semplifico il concetto di una formazione che agganci la musica alla liturgia- non è cosa grave: nel giro di poco tempo, anche in maniera empirica, un discreto organista può acquisirla. In fin dei conti, si tratta di mettere la musica a servizio del rito. Ma se a mancare è la musica ( e questo è il punto di vista della maggior parte degli accademici ) allora, a mio avviso, la cosa è ben più grave. La formazione musicale, per quanto possa dispiacere, è frutto di sacrificio e studio. E non tutti possono averla. L'esecuzione, infatti, è proporzionale alla propria formazione ma pure al talento, un elemento che fino ad oggi non è stato possibile mettere in flacone e venderlo!
Qualora, pertanto, fosse questo il nocciolo del problema (formazione musicale accedemica presente o assente) per assurdo non avremmo a che fare con un problema. Da tempo immemore, infatti, nelle nostre parrocchie la competenza ha lasciato il posto al "facciamo-e-come-viene-viene", una filosofia che è positiva (perché spinge al fare costruttivo) ma che è pure negativa (perché non considera l'aspetto finale del risultato). E questa direttiva d'agire il più delle volte si sente uscire dalla bocca del parroco. Ecco perché le scuole diocesane, laddove non siano ben rette, si lasciano andare a un livello medio basso.
Dopo tutte le parole sin qui scritte, voglio ulteriormente chiarire che non mi sento un organista "finito e perfetto". No, anzi, sono appena entrato in Conservatorio...Tuttavia, in un solo anno di studio sono migliorato, a detta di chi mi conosce, e io stesso mi rendo conto di aver acquisito numerose conoscenze.
Pertanto, se divenisse Capoccia un organista "vero" non esiterei a stargli dietro e a imparare!
E in conclusione voglio chiamare nuovamente in causa il termine "servizio": se io VOLONTARIAMENTE servo, lo faccio al meglio delle mie capacità. Non accetto che un altro limiti la qualità del mio servigio perché, in termini stretti, si tratta di un discorso fra me e Dio, con buona pace dei vari capoccia!

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