mercoledì 24 aprile 2013

Con Pietro e non con Giuda: lascio per rimanere (e varie riflessioni in merito)



Cari lettori,vi saluto con affetto nell'occasione di tornare a scrivere su questo mio blog. Questo post nasce dall'intervento  di un lettore del blog (che si firma AY) all'ultimo post da me pubblicato, quello che vi rendeva noto della mia rinuncia a organista della mia parrocchia. Ebbene, AY è intervenuto con un commenti in cui ritrovo molto di me, per cui ho ritenuto giusto "appropriarmene". Per facilitare la lettura al testo pubblicherò l'intervento in corsivo, così da distinguerlo al meglio dal mio commento. Buona lettura!

Ciao, mi dispiace molto che tu sia stato portato a questa decisione. Non credo che sia però un limite delle parrocchie, quanto in generale un impoverimento della sensibilità della gente, che si abitua ad ascoltare musica commerciale e fa sempre più fatica a discernere sfumature più delicate. 


Sì, hai pienamente ragione per due motivi:
1) Il problema della musica sacra è anzitutto un problema d'ordine culturale, non solo a livello di cultura musicale tout-court, ma anche proprio per quel che riguarda il livello medio di cultura. Il nostro sistema educativo non riesce a diffondere semi di Bello, non riesce a dare gli strumenti per potersi orientare in maniera seria, riesce solo a dare nozioni. Ovviamente, se ci fermiamo al livello nozionistico, senza far ragionare sul perché (anzi sul Perché), la cultura sarà solo una dispensa composta da quello che più piace a prima vista, un luogo isolato, privato, intimo e fondato sul "mi piace perché mi piace", un luogo di estrema superficialità. Perché? perché mancando -scusate il bisticcio- il "Perché" la cultura perde la ragion d'essere, la ricerca, per cui diventa nozionismo. Una sorta di Ipod umano. E tutti sappiamo che non esiste playlist di Ipod che sia oggettivamente bella e perfetta in sé ma dipende solo dalle scelte di ciascuno.
2) Non tutte le parrocchie sono uguali. Infatti si va da estremo ad estremo, da "gregorianisti" puri ai peggiori rockettari...C'è anche chi fa per bene, ma spesso dipende dal buon gusto di chi si occupa della parte musicale, tuttavia tutto gli sforzi fatti nel tempo rischiano di vanificarsi alla prima occasione poiché -se manca il messaggio che ogni scelta è ponderata e fatta in base a precisi criteri liturgico-pastorali (altrimenti detto: se manca una chiara visione catechetica) ma è condotta dal gusto di chi dirige- passa il messaggio che "è questione di gusti" anche la musica sacra. Ma non in senso alto (scegliamo Palestrina o Lauridsen per la Messa di Natale?), in senso terra-terra (facciamo il canto ritmato che mi piace tanto oppure quello che sanno i vecchi?).


Premetto che non sono in Italia ma in in paese nord-europeo. Ho preso parte ad alcune celebrazioni della S. Messa che assomigliavano terribilmente ad un karaoke. Era difficilissimo concentrarsi sulla sacralità dell'evento. Però devo dire che ho notato un clima molto distratto anche in molte altre persone e che quindi non a caso certi tipi di musica vengono dichiarati "inadatti" alla liturgia (ovvero non si tratta di isolare ed eliminare al più presto i pochi "conservatori" che preferiscono certi generi nella liturgia, bensì di capire l'effetto naturale che la musica ha sulla psiche umana - effetto di aiuto o di ostacolo alla contemplazione). C'era un'aria da rinfresco di matrimonio, con gente che accennava a balletti, altri che guardavano il proprio smartphone. Dal punto di vista numerico era un successo. Età media 26 anni, forse. Ma cosa resta dentro il cuore


Io non ci sono dentro i cuori e nemmeno voglio starci. Provo, però, a fare un discorso che non guardi alla fede altrui, ma alla persona, alla sua dignità di cristiano. Constato che c'è un perché alle parole vergate nei documenti di Magistero, sarà da cristiani adulti riflettere su questi o fare discorsi di blando estetismo? Il difetto di chi riesce a scorgere la strada giusta è quella di imporre la verità a costo della Verità: per evitare un abuso si rischia di mandare a quel paese diversa gente, facendo sì che non solo non mettiamo in pratica il Vangelo ma facciamo apparire odioso quanto diciamo (proprietà transitiva: l'odio che attiriamo su di noi passa alle cose che facciamo e in cui crediamo; bisognerebbe riflettere di più su questa legge matematica e psicologica per tracciare meglio la strada e puntare tutto sull'amore!). Non possiamo sapere che cosa sia la fede altrui (certo, dalle messe concerto -di qualsiasi genere musicale sia il concerto- non mi aspetto di vedere nutrita a piene mani la fede...), si tratta di impegnarsi costantemente in una massima: "Ama il fratello ma non abbandonare la Verità". Bisogna far capire, parlare, dialogare, catechizzare e mettere da parte qualsiasi atteggiamento di superiorità. Bisogna saper venire incontro alle persone, non alle idee, perché  se le idee possono esser sbagliate e destinate a rimanere tali, le persone non sono mai "sbagliate" e immuni dal cambiamento. Bisogna far aprire gli occhi.

Occorre riportare l'attenzione sul senso della musica in una celebrazione liturgica. Attualmente la musica nella quotidianità serve da sottofondo e intrattenimento. Non viene neppure "ascoltata". E' un riempitivo passeggero che genera qualche emozione. Diverso è il senso della musica in generale e della musica sacra in particolare. Dovremmo prima di tutto riappropriarci del valore dell'ascolto e del silenzio. La musica che aiuta un clima di pace e contemplazione è la più adatta a portarci a questo "silenzio". La S.Messa non è una "festa" ma un sacramento che richiede un atteggiamento contemplativo. Si fa molta confusione su questo perché è stato posto molto accento sulla necessità di essere gioiosi e quindi si ritiene che la S. Messa debba essere una specie di festicciola tra amici. Ma se crediamo veramente sappiamo che nella Messa riviviamo la passione di Gesù e la sua resurrezione, insieme alla nostra passione e resurrezione. Saremo in grado di prendere "sul serio" questo? Le scelte musicali spesso riflettono il grado di "serietà" con cui Cristo è considerato dai suoi fedeli. 



Per quanto spesso i miei interventi possano sembrare quelli d'un 
laudator temporis acti, stavolta sarò proprio chiaro: la musica ha sempre avuto la funzione "da sottofondo e intrattenimento". Da musicista ti dico che gran parte di quello che studiamo è, appunto, in questa categoria. E' solo col '900 che nasce "l'idea" e la musica diventa fine a sé stessa. Comunque sia, andando fuori tema, vediamo sì che la funzione ludica ha sempre avuto due livelli, uno alto -che veicolava gli ideali più nobili e di crescita: la patina ludica serviva a veicolare l'ottica del compositore- e uno basso -a uso e consumo del popolo, fatta per "fare ambiente". Ai giorni nostri la seconda categoria è ben presente, ma la prima? Francamente non so ancora rispondere. 
Invece, per il resto sono d'accordo con te e rimando a quanto detto da me sopra. Attenzione, però, a non fraintendere certe scelte, poiché spesso la scelta dei canti è affidata all'improvvisazione, senza troppa colpa di chi sceglie. Tutto questo perché la musica sacra non è più sentita sacra, ma musica e basta. E alla fine, gira e rigira, si torna allo stesso punto: se si parla di musica tout court, tutti i problemi si riducono a questioni di gusto. 
I veri colpevoli della vicenda sono quanti non sentono la necessità di elevare il popolo, ma di abbassare tutto al livello dei popolani più popolani. Ovviamente i più semplici non faranno fatica a muoversi in un "mondo" creato a uso e consumo loro, gli altri -quelli più educati- invece potranno provare disagio in questa condotta pastorale, quella del livellamento al ribasso. La Chiesa di Cristo è per tutti, ignoranti e intelligenti. Purtroppo, spesso vediamo messo in pratica la "caccia ai neuroni" e l'intelligenza viene trattata come superbia. Ovviamente fa più comodo avere dei pecoroni fra le mani...ma questi son altri discorsi.La frattura fra Chiesa e artisti è avvenuta quando si è chiesto a questi di abbassarsi a livelli infimi, a dispetto di tutta la storia dell'arte sacra. L'arte è entrata nelle chiese per spiegare e far elevare spiegando. Quando le si chiede di non edificare più, allora, le si chiede di suicidarsi. Non c'è più arte sacra, ma qualcosa di informe, generalmente partorito da artistucoli che mangiano vivendo attaccati alle sottane di qualche chierico che ne ha pietà.


Spero - e prego - che tu torni in contatto con la parrocchia, che altrimenti perde un'occasione preziosa di riflettere sul senso e la profondità della propria fede.


Non credo, francamente, di poter tornare sui miei passi (e qui entriamo nella parte personale del post). I motivi sono molti, ma posso riassumere tutto in poche parole: l'esperienza che ho tratto e che ho cercato di esporre in queste pagine virtuali è stata ottenuta al prezzo di numerosi sbagli e oramai la situazione è compromessa. Ci vorrebbe uno scossone, ma questo non è in mio potere. Ora come ora -visto che il mio studio è molto intenso- la situazione mi torna persino utile, tuttavia lo sconforto c'è. Ho notato, poi, d'avere gran bisogno di libertà per svolgere al meglio il mio libero servizio. In una situazione di contratto di lavoro, uno può pure turarsi il naso e fare ciò che gli puzza (ma questo solo se la pancia rumoreggia per la fame); in altri contesti, almeno per me, è necessaria la piena libertà (non intendo l'anarchia), e questa è data da più fattori. Purtroppo, quasi tutti questi fattori mancano nella mia parrocchia. Per ora sto studiando per conto mio, sperando di poter metterlo in pratica entro un tempo ragionevole. Dove? dove soffia lo Spirito!


Un saluto a tutti,

L'organista liturgico

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