mercoledì 23 giugno 2010

Bach e Zipoli: per non cadere in contraddizione

Bach e Zipoli sono i primi due nomi che mi sono venuti per rappresentare ambiti diversi della musica sacra: il primo rappresenta il vertice mondiale della musica e della musica sacra riformata, il secondo è un ottimo compositore legato al mondo cattolico. Non me ne voglia il mio amato Zipoli, ma qualsiasi personaggio deve cedere a Bach. I personaggi qui evocati mi servono per rispondere ad una domanda che mi è nata in modo spontaneo: E' lecito suonare musica non cattolica all'interno di celebrazioni cattoliche?

Nell'osservare la domanda già mi rendo conto di un primo errore: musica cattolica. La musica non è un fedele, né tantomeno una confessione; è come la matematica: universale. Certo è che rischierei di cadere in contraddizione con le mie convinzioni filo-tradizionalistiche e, di conseguenza, con gli articoli qui pubblicati se non riesco a formulare una distinzione, una regola per cui alcuni passano e altri restano.

Anzitutto mi soffermerei sul criterio di Musica sacra: si accettano, di preferenza, solo composizioni di musica sacra, sia essa cattolica o meno. Sussistono, però, alcune eccezioni, tutte di due specie: il rifiuto di musica sacra e l'accettazione di musica non sacra. Il primo potrebbe esser motivato dall'eccessiva "lontananza" col sentimento musicale del luogo. La vecchia Europa non può guardare all'America o all'India, ché la cultura musicale tradizionale è troppo distante.Il secondo caso, l'accettazione di musica non sacra, potrebbe avvenire per più motivi: particolare espressività del brano, evidente affinità col gusto musicale della tradizione, chiaro linguaggio classico etc. Certamente, le eccezioni di secondo tipo troveranno il loro luogo in momenti non centrali delle celebrazioni, altrimenti non manterrebbero l'eccezionalità della loro esecuzione.

Successivamente, ma in realtà al pari del primo criterio, porrei l'attenzione sulla tipologia di linguaggio del brano: il barocco o la classica sono ormai patrimonio universale, già così non è per la musica rinascimentale. Dobbiamo interrogarci: risalire a prima del barocco e a dopo il classicismo (anche nelle sue fasi emulative) è possibile? A mio modesto avviso sì, ma con sempre notevole cura.
I disastri del romanticismo sono sotto gli occhi di tutti: occorrerà, pertanto, saper scegliere molto bene e con molto "cervello", senza farsi trascinare da quel cuore che i romantici sanno sapientemente manipolare! Per tutto quel che è prima del barocco invece bisogna operare, a mio avviso, con metodo opposto, ossia affidarsi solo al cuore. Un recupero di musica antica fatto all'insegna di un vano sforzo intellettuale poco produce quando la materia non è di molta qualità. Cosa che vale sempre, e non solo nel suddetto contesto. E la musica del Rinascimento, con le sue differenti armonie, talvolta è lontana dal nostro sentimento musicale, affinato a ben altre caratteristiche. Pertanto, non è vero che tutto quello che ci viene dal passato è "bello" - mi si passi il termine- per le nostre orecchie.

In terzo luogo, come criterio per la scelta di autori non cattolici, porrei l'assoluta e tassativa esclusione delle composizioni corali , ad eccezione delle partiture, solo se queste sono sufficientemente ricche da aver ragione sufficiente anche se non accompagnate da coro. Il motivo di tale netto rifiuto a canti estranei alla tradizione cattolica è che, se la musica è universale, non così sono le parole. E' assolutamente sciocco e ottusamente lobotomizzante eseguire, per esempio, canti della tradizione africana quando non ci sono né africani a cantare né se ne capisce le parole. Qualcuno potrebbe obbietare che pure il latino dei canti tradizionali ai più è incomprensibile. Certo, non tutti capiscono il latino, ma questo, a differenza dei canti bantu, ha solo 2000 anni di storia all'interno della Chiesa! [e poi il latino ecclesiastico è quasi comprensibile da tutti, e ve lo dice uno che traduce greco e latino classico]. Aggiungo poi che il recupero di canti ortodossi nella liturgia "c'entra come il cavolo a merenda": si tratta di una vano archeologismo liturgico che è completamente slegato dal sentire comune musicale (più del così tanto vituperato gregoriano, che è figlio della tradizione bizantina e dunque parente strettissimo di tali canti).

In ultimo luogo vorrei dire che tutto quello che mi son permesso di escludere non è brutto, è solo inadatto alle celebrazioni cattoliche. Non so se in ambito riformato facciano alla stessa maniera, ma, per quel che ne so io, la situazione è diversa: ora siamo passati ad una completa replica delle armonie mondane all'interno delle funzioni. Aspetto repliche da parte di persone più competenti di me in questo settore. So per cero, invece, che questo dobbiamo apprendere, dal mondo dei riformati, ossia che l'organo è strumento musicale anzitutto, e successivamente liturgico per tradizione. Io sono a favore, proprio per evitare di dover fare scelte come quelle suindicate, di un uso extraliturgico dello strumento, dimodoché all'interno delle messe si faccia quello che è proprio della Messa, senza che l'animo dell'organista soffra molto per la poca visibilità poiché può mostrare la propria bravura in un contesto diverso (cosa che ora fa molto poco, legato come è solo all'occasione della celebrazione).

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