sabato 30 marzo 2013

Un arrivederci che non è un addio

Sicuramente molti dei "miei" lettori si saranno chiesti perché non sia intervenuto mai per parlare di questo periodo importantissimo: la Settimana Santa e  l'inizio del Tempo di Pasqua. Ebbene, vari eventi si sono succeduti -sia chiaro che non sono cose gravi- ma tali da farmi aprire gli occhi sulla situazione che mi circondava. Tutto questo mi ha portato a presentare le mie dimissioni da organista (che poi "organista" è riduttivo) della mia parrocchia. Peccato.
Prima di cominciare con le geremiadi, voglio solo dire che questo arrivederci non è un addio: non ho intenzione di chiudere con l'organo, la musica sacra, la partecipazione a un servizio etc. Tuttavia mi son reso conto che non aver creato un clima umano, cioè di vere e sincere relazioni umane, ha portato a percepire tutto il lavoro fatto come una sorta di insieme di decreti di un podestà imposto, norme che vengono puntualmente meno quando manca il suddetto podestà. Allora ho fatto come il Papa: conscio che ognuno fa come vuole, ho preso e -dopo attenta riflessione- ho rinunciato al mio ministero. Perché? perché vuol dire che non ho seminato bene nel cuore di chi mi circondava. E di questo il primo colpevole è il sottoscritto: sono stato troppo aspro nel porre avanti la complessa macchina di restaurazione liturgico-musicale, sono sembrato una sorta di principe della Chiesa sceso a corregger con la spada gli errori altrui.
Ciononostante, porto a casa come risultato importante quello di aver abituato l'assemblea alla presenza dell'organo, alla considerazione di questo come strumento atto ad accompagnare  i fedeli e alla pratica di cantare salmo responsoriale e antifona (questa sconosciuta!), o di ingresso o di comunione. Beh, non è poco; se qualcuno verrà dopo di me non troverà facce ostili fra i parrocchiani e questo è già un notevole punto di partenza.
E del blog che ne sarà? ovviamente continuerò! Un re non è da meno senza la corona e un pittore senza pennelli e tele rimane sempre lo stesso! Non crediate che me ne starò in panciolle: finora mi è toccato operare senza un coro e tutto quello che facevo era pensato perché fossi in grado di eseguirlo io stesso mentre suonavo, ora -invece- ho l'opportunità di concentrarmi sul repertorio corale e studiarlo bene e a fondo (per non parlare del repertorio fondamentale: pure quello manca e sarà oggetto di studio).
In attesa di una nuova chiamata, proseguo la mia opera, orbo ma non cieco!
Vi saluto e vi auguro una pasqua di pace e serenità.

2 commenti:

  1. Ciao,
    mi dispiace molto che tu sia stato portato a questa decisione. Non credo che sia però un limite delle parrocchie, quanto in generale un impoverimento della sensibilità della gente, che si abitua ad ascoltare musica commerciale e fa sempre più fatica a discernere sfumature più delicate.

    Premetto che non sono in Italia ma in in paese nord-europeo. Ho preso parte ad alcune celebrazioni della S. Messa che assomigliavano terribilmente ad un karaoke. Era difficilissimo concentrarsi sulla sacralità dell'evento. Però devo dire che ho notato un clima molto distratto anche in molte altre persone e che quindi non a caso certi tipi di musica vengono dichiarati "inadatti" alla liturgia (ovvero non si tratta di isolare ed eliminare al più presto i pochi "conservatori" che preferiscono certi generi nella liturgia, bensì di capire l'effetto naturale che la musica ha sulla psiche umana - effetto di aiuto o di ostacolo alla contemplazione). C'era un'aria da rinfresco di matrimonio, con gente che accennava a balletti, altri che guardavano il proprio smartphone. Dal punto di vista numerico era un successo. Età media 26 anni, forse. Ma cosa resta dentro il cuore?

    Occorre riportare l'attenzione sul senso della musica in una celebrazione liturgica. Attualmente la musica nella quotidianità serve da sottofondo e intrattenimento. Non viene neppure "ascoltata". E' un riempitivo passeggero che genera qualche emozione. Diverso è il senso della musica in generale e della musica sacra in particolare. Dovremmo prima di tutto riappropriarci del valore dell'ascolto e del silenzio. La musica che aiuta un clima di pace e contemplazione è la più adatta a portarci a questo "silenzio". La S.Messa non è una "festa" ma un sacramento che richiede un atteggiamento contemplativo. Si fa molta confusione su questo perché è stato posto molto accento sulla necessità di essere gioiosi e quindi si ritiene che la S. Messa debba essere una specie di festicciola tra amici. Ma se crediamo veramente sappiamo che nella Messa riviviamo la passione di Gesù e la sua resurrezione, insieme alla nostra passione e resurrezione. Saremo in grado di prendere "sul serio" questo? Le scelte musicali spesso riflettono il grado di "serietà" con cui Cristo è considerato dai suoi fedeli.

    Spero - e prego - che tu torni in contatto con la parrocchia, che altrimenti perde un'occasione preziosa di riflettere sul senso e la profondità della propria fede.

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    1. Caro AY,
      ti ringrazio di cuore non tanto per esser intervenuto, ma per quello che hai espresso. Le tue parole mi hanno veramente colpito: ho trovato consonanza di idee e sentimenti e la cosa mi fa sentire meno solo. E' per questo che ti rispondo in maniera più approfondita in un nuovo post, basato essenzialmente sul tuo bell'intervento.

      Un saluto,

      L'organista Liturgico

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